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La lezione di Don Meo

Questo è un anno difficile, non prendiamoci in giro.

L’anno della maledetta pandemia, delle feste mancate, degli abbracci a distanza, delle difficoltà economiche, di tanti nostri cari malati o mancati; il 18 Novembre, è diventato anche l’anno del ritorno alla casa dell’Altissimo del nostro amato e devoto Don Bartolomeo Franzi.

Eppure, è proprio in un anno come questo, nei giorni di un dolore così sentito e condiviso dalla comunità, che la lezione di Don Meo brilla luminosa:

Don Alberto, il vescovo Oscar Cantoni e don Bartolomeo Franzi ad Albiolo per la cittadinanza onoraria

nato il 9 novembre del 1934 in una storica e brava famiglia albiolese, fatto cittadino benemerito di Albiolo, in occasione dei 60 anni di sacerdozio, dopo essere stato “adottato” per tanti anni dalla comunità di Moltrasio, Don Meo era diventato collaboratore parrocchiale “mite ed umile di cuore” anche con altre parrocchie, dove si recava a dire Messa, ma soprattutto era fratello per ogni creatura umana, con le sue parole di conforto e di misericordia. Mai persa la visita ad un malato, mai risparmiata una carezza, mai rinviata una consolazione. «Mi ero accorto che non stava bene – racconta don Alberto – Vai a casa, gli ho quasi intimato. E lui: ma ho l’ora di Adorazione con le donne, non posso andare a casa. Stavo quasi per litigare con lui, ero preoccupato per la sua salute. Ma per don Meo, innanzitutto la preghiera: era quella la sua forza».

L’altro prima di se stessi, il servizio alla comunità e la preghiera oltre ogni egoismo.

Questa la luminosa lezione del nostro amato Don Meo, che tanto ci mancherà.

Una lezione che forse ci aiuterà, in questo periodo difficile, a preoccuparci un po’ meno per il futuro, essendo spesso ossessionati da cosa (ci) succederà, mostrandoci che il miracolo di tutti i giorni è quello della semplicità di Don Meo, che con grande umiltà e amorevolezza non si è mai risparmiato a nessuno nonostante tutto.

L’umiltà di chi ha saputo farsi volere bene da tutti e che ha potuto chiamare “casa” non uno, ma ben due paesi, Albiolo e Moltrasio. Perché un sacerdote, un uomo così, non può che essere concittadino, parroco e fratello di tutti noi.

Ciao Don Meo!