Albiolo e dintorni Psico-Riflessioni

Alimentazione: luogo d’incontro tra corpo e mente

Corpo e Mente sono due entità legate in modo imprescindibile. La loro unione determina la nostra possibilità, come esseri umani, di fare esperienza nel “qui ed ora” della nostra esistenza.

L’ armonia tra queste due componenti concorre al raggiungimento di una dimensione di benessere personale e collettiva.
Spesso, però, il loro rapporto risulta disarmonico ed origine di quote, a volte molto importanti, di malessere. Pensiamo agli effetti che una malattia organica può avere sulla nostre psiche o pensiamo a come un disturbo psichico come l’ansia possa avere effetti sul nostro corpo, provocandoci tachicardia o dispnea.

L’alimentazione, a mio parere, è uno di quei campi che ben rappresenta l’incontro tra corpo e mente. Come funzione fisiologica, l’alimentazione sostiene la possibilità di sopravvivenza del nostro corpo.
Attraverso essa, infatti, ci procuriamo gli elementi nutritivi fondamentali per sostenere l’attività dei nostri organi, dei nostri tessuti e di ogni nostra cellula.

Il legame tra alimentazione e mente, invece, è sottilmente più complesso del primo ma vanta radici altrettanto antiche. E’ nel legame materno, infatti, che il bambino vive la prima esperienza nutritiva. L’esperienza uterina all’origine della nostra storia come individui fa presto posto a quella extrauterina dell’allattamento, in cui alimentazione e relazione si fondono, garantendo al bambino in contemporanea di essere nutrito.

Durante tutto il corso della nostra vita poi, continuiamo a legare all’azione dell’alimentarci una serie di significati, ricordi e vissuti più ampi. Questo concetto è ben esemplificato dalla famosa e letteraria “madeleine”, il cui sapore riportava Marcel Proust al ricordo dei luoghi e dei vissuti della sua infanzia.

Ciò dipende dall’esistenza, nella nostra Mente, di specifiche memorie olfattive e gustative, responsabili non solo del fatto che deteniamo in memoria odori e sapori conosciuti, ma anche autrici di un pezzo della nostra storia come individui poiché sono connesse ai nostri personali ricordi.

A chi non è capitato di mangiare una fetta di torta e ritornare al passato, alla propria infanzia e, magari, alla propria nonna?

Un ritorno al passato in grado di far emergere vissuti emotivi specifici.

La storia di ognuno fornisce ovviamente una coloritura emotiva diversa: per alcuni si tratterà di un ricordo positivo, riferito ad un momento della nostra vita in cui stavamo bene, mentre per altri ci saranno delle sfumature amare e di tristezza – cosa che, molto probabilmente, determinerà in futuro il rifiuto della medesima pietanza.

Ecco qui, quindi, uno dei possibili legami tra alimentazione ed emozione.

Non è l’unico, però: a volte l’emozione giunge prima, divenendo lo stimolo scatenante per cercare il cibo, all’interno di una dinamica poco funzionale per il nostro benessere psico-fisico.

Senza addentrarci in un ambito specifico come quello rappresentato dalla sintomatologia di molti disturbi psichici o di disturbi del comportamento alimentare (DCA), per i quali è peraltro necessario un trattamento adeguato e spesso multidisciplinare, esistono diverse situazioni in cui l’atto del mangiare diviene una risposta, comunque poco funzionale, a vissuti emotivi che non sappiamo gestire in quel momento.

Capita, così, di mangiare per tristezza, per rabbia o perché ci sentiamo annoiati ed insoddisfatti. Questa azione, sebbene ci dia un conforto momentaneo, ci rende impossibile incontrare le nostre emozioni e provare a comprenderne la causa.

Agiamo come se decidessimo di sotterrarle sotto il cibo, privandoci della possibilità di poterle guardare e di cercare strategie più adattive per fronteggiarle. Il problema, in questo caso, consiste nel fatto che solo incontrando le nostre emozioni, cercando di comprendere l’origine e cosa vogliano dirci, è possibile garantirci una quota percorribile di benessere.

 

Una buona prassi può essere quella di contattare il proprio senso di fame e di allenarsi a capire da dove provenga e se risponda, quindi, ad un bisogno fisiologico o emotivo.

Quando emerge il senso di fame, infatti, possiamo allenarci a chiedere a noi stessi: “Come mi sento/ Che emozione sto vivendo?”.

E’ importante, inoltre, tenere presenti alcune discrimine tra le due tipologie di fame:

  • FISIOLOGICA: aumenta al passare del tempo e viene saziata da ogni tipo di cibo
  • EMOTIVA: diminuisce e ci attiva alla ricerca di “cibo spazzatura” o preconfezionato, la prima emerge gradualmente mentre la seconda emerge all’improvviso.

Una volta allenati a discriminare le due tipologie di fame, diviene possibile interrompere modalità alimentari disfunzionali dando alle emozioni altre risposte possibili (investire su un hobby, camminare, cercare la vicinanza di qualcuno, guardare un film, leggere un libro).

Dott.ssa Marta Ostinelli

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